L’editoriale
...Non importa quanto corri, ma quanto cuore metti in campo...
di Valeria Liguoro
“Non importa quanto corri, ma quanto cuore metti in campo”: questa è una celebre frase di Messi (il calciatore del Barcellona vincitore del pallone d’oro) che sta a significare che più della vittoria conta il modo con cui la si raggiunge.
Ad esempio per un calciatore non è tanto importante aver fatto un goal ma la gioia che ha provato, il tipo di allenamento che ha sostenuto per arrivare a quei livelli, gli infortuni superati e la soddisfazione dei tifosi. Ma spesso accade che i ragazzi facciano sport senza provare alcun divertimento e senza sentirsi realmente gratificati.
Alcuni, per esempio, vengono pressati dai genitori che forse vogliono realizzare i propri sogni mancati attraverso i figli e da allenatori che li incitano a vincere a tutti i costi. Per questo, molti giovani vedono lo sport come un obbligo, dal quale non riescono a sottrarsi e lo vivono come se fosse una sfida contro gli altri e se stessi. Non bisogna dimenticare che per un ragazzo lo sport è anche motivo di socializzazione, conoscenza, crescita e formazione del carattere. Infatti chiunque pratica uno sport, impara a stare in un gruppo, a rispettare delle regole comuni e condividere con gli altri giocatori momenti belli e brutti. Inoltre alla base del gioco ci deve essere sempre il rispetto verso i compagni di squadra e verso l’avversario.
Praticando uno sport, un ragazzo dovrebbe imparare ad accettare la sconfitta, l’esclusione da una partita e l’eventuale superiorità dell'altro.
Concludo con una frase di Papa Giovanni Paolo II: “L'atleta vero è colui che tra le righe del suo impegno, della sua passione, del suo successo ha valori che fanno grande non solo un atleta, ma l'uomo stesso”.